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"Se ho potuto vedere più lontano degli altri... è perché sono salito sulle spalle dei giganti".

Isaac Newton




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martedì 18 dicembre 2012

INGV- LA VERITA' ...?

MADE IN ITALY di Marco Cattaneo

Marco Cattaneo
Quer pasticciaccio brutto 
de Vigna Murata

Reblogged from Le Scienze Blog
Questa è una storia di burocrazia. E del modo in cui la peggiore politica dal dopoguerra ai giorni nostri condiziona la gestione degli enti pubblici di ricerca. Ma è anche la storia di duecento ricercatori con una decina d’anni di anzianità di servizio, o giù di lì, che a oggi non sanno quale sarà il loro destino con l’anno che verrà.
ingv-roma-web
In via di Vigna Murata 605, a Roma, ha sede l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tristemente salito alla ribalta delle cronache con il processo dell’Aquila alla Commissione Grandi Rischi. In occasione di quella condanna molti si sono spesi in lapidari giudizi sulla presunta subordinazione della scienza alla politica. Ma nessuno è andato ad approfondire ciò che è accaduto – e ciò che sta accadendo – all’INGV dopo la fine della presidenza di Enzo Boschi, a cui è succeduto, il 12 agosto 2011, Domenico Giardini, professore di sismologia e geodinamica al Politecnico federale di Zurigo.
Il 27 ottobre 2011, dal verbale del Consiglio di Amministrazione entrato in carica contestualmente alla nomina di Giardini, si apprende che è iniziato l’esame dei curricula di 11 candidati che hanno risposto all’avviso pubblico per il posto di direttore generale. Il Consiglio decide di avviare le interviste ai candidati, allo scopo di completare la selezione entro il prossimo mese di novembre.
Ma il direttore generale non viene nominato. E nel frattempo, il 21 dicembre, Giardini dà le dimissioni, per ragioni personali. Il suo posto viene preso ad interim da Stefano Gresta, che già faceva parte del CdA dal 10 agosto. Il 27 marzo 2012, con le nomine decretate dal ministro Francesco Profumo, il cerchio si chiude. Gresta è ufficialmente presidente, e Giardini (il 10 maggio) prende il suo posto in Consiglio d’Amministrazione.
Nel frattempo la nomina del direttore generale continua a essere prorogata. Fino al 24 maggio. Quando il presidente Gresta comunica che in concomitanza con la successiva seduta del Consiglio organizzerà l’intervista di uno o più candidati ulteriori rispetto a quelli che hanno partecipato alla procedura di selezione indetta da Giardini.
Con rimarchevole efficienza, il 12 giugno avviene finalmente la nomina del direttore generale, l’unico altro candidato all’incarico ascoltato dal presidente, che entrerà in ruolo nel mese di settembre. Si tratta di Massimo Ghilardi, la cui nomina è da subito molto chiacchierata, a voler viaggiare per eufemismi. Di Chiari, in provincia di Brescia, dove è consigliere comunale con il PDL dal 2009, Ghilardi può vantare una laurea in scienze motorie (in modo da correre più in fretta quando arriva un terremoto, avvisano i maligni…), ma anche – dice lui – esperienza manageriale. Ma soprattutto, si mormora a voce alta, un’amicizia con Maria Stella Gelmini, anch’essa bresciana e indimenticabile predecessore di Profumo al MIUR, che lo aveva chiamato in veste di Dirigente dell’Ufficio II e III presso la Direzione Generale del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca scientifica.
Cosa già singolare, nella sua attività ministeriale Ghilardi era stato coinvolto nella nomina dei nuovi presidenti degli enti, tra cui proprio Giardini, solo pochi mesi prima. Faceva parte, infatti, del Coordinamento della segreteria tecnica del Search Committee per la selezione dei presidenti e dei consiglieri di amministrazione degli enti pubblici di ricerca. Anzi, la mail con il curriculum vitae dei concorrenti doveva essere inviata proprio all’indirizzo  segreteria.ghilardi at miur.it, come indicato qui.
Comune di Chiari, provincia di Brescia. Tenetelo a mente, perché dobbiamo fare un passo indietro. Il 18 aprile 2012, infatti, il ministero aveva nomimato anche il nuovoCollegio dei revisori dei conti dell’INGV, di cui fa parte, tra gli altri, Cristina Almici, commercialista e sindaco di Bagnolo Mella, che dista 30 chilometri da Chiari. Ma molto meno in termini di distanza politica, essendo anche lei del PDL. E poi c’è Italo Formentini, commercialista in Calvisano. Sì, Calvisano è in provincia di Brescia, chiaro. Anche se a quasi 50 chilometri da Chiari. E sì, Italo Formentini è stato candidato al Senato per il Polo nel collegio Garda Bassa nel 1996.
Ghilardi, dunque, entra in carica nel settembre di quest’anno. E si distingue da subito per almeno due operazioni. La prima è l’assegnazione di un contratto di consulenza da 130.000 euro alla Assetwork S.R.L., società con sede in Brescia. Vi sembrerà strano, ma la Assetwork ha tra i suoi clienti il Comune di Chiari, dove Ghilardi era consigliere comunale fino a qualche mese fa. La storia la trovate riassunta qui.
La seconda operazione è la sospensione – con l’approvazione del Consiglio d’Amministrazione e del presidente Gresta – dell’accordo sottoscritto il 18 luglio dal suo predecessore, Tullio Pepe. Sospensione che provoca, oltre alle prevedibili proteste dei diretti interessati, un caos burocratico raccapricciante. Quell’accordo sanciva, a norma di legge, la proroga di tutti i contratti in scadenza al 31 dicembre 2012 fino al 31 dicembre 2016, previa verifica annuale della copertura finanziaria. Si parla di 245 persone, tra cui 189 “stabilizzandi” (pensateci, solo la burocrazia di questa pubblica amministrazione da basso impero riesce a produrre neologismi con tanta prolificità), che avrebbero diritto all’assunzione o alla proroga sine die dei contratti fino all’assunzione secondo una legge approvata dal governo Prodi nel 2007.
Ma con l’arrivo di Ghilardi, dicevamo, l’accordo salta. È sospeso ufficialmente da una delibera del Consiglio di Amministrazione inoltrata ai diretti interessati il 16 ottobre.
E arriviamo all’oggi. Perché i 250 precari dell’INGV, che rappresentano circa un quarto delle forze complessive dell’istituto, sono gente che si occupa del monitoraggio sismico e vulcanico di questo disgraziato paese. Fosse in Germania, pazienza, ma da noi terremoti e vulcani ci sono sul serio, e le conseguenze, reali e potenziali, le conosciamo fin troppo bene. Perciò, a parte gli onorevoli che presentano interrogazioni parlamentari di imbarazzante ignoranza, dovrebbe essere chiara a tutti l’importanza del ruolo rivestito da chi si occupa di questo monitoraggio.
Così il CdA stesso dell’ente, a salvaguardia del personale a tempo determinato, avendo verificato che sussiste la copertura finanziaria per l’anno 2013, predispone l’emissione di bandi di concorso per le posizioni con scadenza al 31 dicembre. L’INGV bandisce 39 concorsi per 192 posti a tempo determinato per la durata di un anno e rinnovabili fino a 60 mesi, e si impegna a espletare le procedure di concorso entro il gennaio 2013. Con la conseguenza che, essendoci un inevitabile stacco contrattuale, oltre a rimetterci qualche mese di stipendio i precari dell’ente si vedrebbero azzerata l’anzianità.
Proprio in questi giorni sono in discussione in Parlamento emendamenti al Decreto sviluppo e alla Legge di stabilità entro i quali potrebbe ricadere una proroga di sei mesi o forse più per i precari dell’INGV. Cercherò di tenervi aggiornati, compatibilmente con la leggibilità dei documenti di legge e previa traduzione in italiano di qualche volonteroso collaboratore.
Come andrà a finire, non è dato saperlo. Ma un bilancio sommario lo si può ampiamente trarre.
Primo. Le mani della politica sull’amministrazione della scienza hanno farcito gli enti di ricerca di persone incompetenti, nel migliore dei casi, e legate a doppio filo ai partiti politici, in qualche caso addirittura con una singolare prevalenza di amministratori che vengono dalla stessa provincia o, se preferite, dallo stesso collegio elettorale. Probabilmente non c’è nessun rilievo penale nelle nomine e negli atti. Anzi, di sicuro non c’è. Ma certe coincidenze superano il livello di guardia della nausea.
Secondo. Una percentuale significativa dei ricercatori che dovrebbero dedicarsi al monitoraggio sismico e vulcanico e alla ricerca in geofisica e vulcanologia in un paese ad altissimo rischio – molti dei quali con 10 o 15 anni di anzianità, e titolari di progetti di ricerca – è invischiata da mesi in un pasticcio burocratico che ne compromette l’efficienza e ne spegne la passione. Per non parlare delle conseguenze che deriverebbero da una mancata sottoscrizione degli accordi.
Tra pochi mesi ci saranno le elezioni politiche. Non escludo che potrei spendere il mio miserabile voto per chi mi dovesse assicurare che con il suo governo la politica non metterà più il becco nella gestione degli enti di ricerca e delle università, rimuovendo dal loro posto gli amministratori che non possono vantare alcuna competenza nella gestione di un ente di ricerca
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